Seduta di fronte a me ad un tratto hai poggiato una grande foglia sul tuo viso e hai lasciato un occhio tra le fessure a guardarmi mentre fotografavo quel momento nella mia mente per sempre. Eri felice e io lo sapevo. Hai sorriso di ingenuità e ti ho amata perché eri così vera, semplice. Ti ho amata per la tua curiosità e mille motivi che mai saprò. Abbiamo nascosto una pietra tra le pieghe del ponte e abbiamo creduto che un giorno l’avremmo ritrovata.

Come noi in fondo, se ci pensi. Ci siamo allontanati mano nella mano tra la nebbia di Sarajevo. Quel che ho vissuto con te è la poesia che rimane quando son seduto nel vuoto. Sembrano passati mille anni e il tuo silenzio aumenta lo spazio fra noi.
Come suona bene questa stanza vuota immersa nel suono del jazz.
Suonano le pareti, il tappeto di lana grezza e i quadri appesi in alto a osservarmi.
Suona bene sapere di averti amata ovunque sei stata e tu sia adesso.
E questa solitudine inaspettata che mi ricorda te. Come suona bene il sapore del perdono e riassaporare la vita piano piano. Vederti danzare nelle mie mani. Una luce fioca e la notte fuori a implorare le stelle. Sotto il monte la vita corre finta verso domani. Quì è soltanto stanotte.